Sul sito del Sole 24 ore, viene approfondito un importante tema, quello di un piano industriale per l’Italia:
“La fine degli stimoli della Bce, l’evoluzione, certo non orientata a maggior flessibilità, dell’Eurozona e la restrizione dei parametri di valutazione sugli Npl, renderanno il 2018 un anno potenzialmente critico per la tenuta finanziaria del Paese. L’unica strada percorribile è quella di continuare a muoversi lungo il “sentiero stretto” percorso in questa legislatura ovvero riduzione del deficit, aumento di Pil e inflazione. Per il 2019 il Documento di economia e finanza prevede un rapporto deficit/Pil allo 0,9%.
Eventuali margini di flessibilità si potranno negoziare solo a fronte di un convincente “Piano industriale per il Paese” focalizzato su crescita e investimenti. A tutto ciò si aggiunge la sfida di una rapidissima innovazione tecnologica che mette in discussione modelli produttivi e organizzazione del lavoro. Se l’Italia non saprà essere all’altezza andremo incontro a un secondo shock sistemico come quello vissuto nella prima fase della globalizzazione. Riteniamo che l’avvio della campagna elettorale mostri una diffusa mancanza di consapevolezza rispetto a questa situazione. La parola d’ordine sembra essere “abolire”, scaricando i costi sulla “fiscalità generale” e alimentando l’equivoco che essa sia altro rispetto ai soldi dei cittadini. Questo equivoco è alla base di decenni di irresponsabilità finanziaria che hanno portato l’Italia vicino al default nel 2011. Noi pensiamo invece che la parola d’ordine debba essere “costruire” un futuro fondato su tre pilastri: Competenze, Impresa, Lavoro.”
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